Il 58° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese, pubblicato nel dicembre 2024, offre un’analisi profonda e a tratti inquietante della condizione sociale, economica e culturale dell’Italia. L’indagine ha messo in evidenza come il paese, pur senza esperire crisi devastanti o periodi di grande crescita, viva in una sorta di “medietà”, una condizione di stasi che non porta né a pericolosi declini né a vertiginosi progressi. Questo equilibrio instabile potrebbe nascondere pericoli maggiori, come una stagnazione che frena il progresso.
Uno degli aspetti principali emersi dal rapporto è la “sindrome italiana”, una continua ricerca della sicurezza che, però, porta il paese a non riuscire a dare il salto necessario verso un futuro più prospero. La popolazione, in particolare la classe media, sta vivendo un lento impoverimento: rispetto a vent’anni fa, i redditi sono diminuiti del 7%, un dato unico tra i paesi sviluppati. A questo si aggiunge una crescente sfiducia verso le istituzioni internazionali, con il 66% degli italiani che incolpa l’Occidente per i conflitti in corso e un significativo disinteresse per le spese militari della NATO. Tali tendenze riflettono un più ampio malessere culturale e politico, in cui la fede nel liberalismo, nell’europeismo e nell’atlantismo sta vacillando.
L’analisi economica del Censis rivela anche fenomeni contrastanti: da un lato, l’occupazione è ai massimi storici e il turismo cresce, ma dall’altro, il prodotto interno lordo (PIL) continua a segnare una crescita debole e la produzione industriale è in calo. La carenza di personale qualificato sta mettendo sotto pressione vari settori, complicando ulteriormente la situazione. La relazione tra lavoro e PIL non è più lineare: più lavoro non significa necessariamente maggiore ricchezza per la nazione.
Un altro punto cruciale riguarda la trasformazione demografica dell’Italia. Il paese sta vivendo una “mutazione morfologica”, con un incremento significativo delle acquisizioni di cittadinanza, registrando un +112% negli ultimi dieci anni. Questo fenomeno segna un cambiamento nelle strutture sociali e culturali, con il paese che si sta avvicinando a una nuova definizione di identità nazionale. Tuttavia, la società sembra essere culturalmente impreparata a questa trasformazione. Il Censis ha sottolineato l’ignoranza diffusa tra i giovani italiani, con errori storici di base, come il 19% che non sa chi sia Giuseppe Mazzini e il 32% che crede che la Cappella Sistina sia stata affrescata da Giotto o Leonardo.
A livello di welfare, il rapporto evidenzia un sistema sotto pressione. Le risorse destinate ai servizi sociali e alla sanità non sono sufficienti a fronteggiare le esigenze di una popolazione sempre più anziana e con risorse limitate. La crisi demografica, accentuata dalla bassa natalità e dall’alto debito pubblico, sta mettendo a rischio la sostenibilità del welfare, minacciando la qualità dei servizi offerti.
Il Rapporto Censis 2024 ci offre dunque uno spaccato di un’Italia bloccata tra il passato e il futuro, un paese che sembra incapace di liberarsi dalla sua condizione di “medietà”. Per superare questa fase, il paese dovrebbe cercare di abbracciare il cambiamento, affrontando le sfide sociali, economiche e culturali con una visione più ambiziosa e lungimirante. La crescita, purtroppo, sembra ancora troppo distante.