Aumento dei tassi d’interesse: cosa cambia per i mutuatari italiani?

L’Istat, l’istituto nazionale di statistica, ha rivelato che a febbraio 2023, i prezzi dei beni alimentari, della cura della casa e della persona hanno registrato un’accelerazione in termini tendenziali, passando da un aumento del 12,0% al 12,7%. D’altra parte, i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto sono rimasti pressoché stabili, passando da un aumento dell’8,9% al 9,0%.

Secondo l’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC) al lordo dei tabacchi, ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile e del 9,1% su base annua, passando dal 10,0% del mese precedente. Questa flessione è dovuta all’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, si mantengono le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei beni alimentari, lavorati e non, dei tabacchi e dei servizi, quasi tutti in accelerazione tendenziale.

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari al 5,4% per l’indice generale e al 3,7% per la componente di fondo. Il rallentamento dell’inflazione a febbraio si deve, in primo luogo, all’accentuarsi della flessione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati, passando da un calo del 12,0% a una diminuzione del 16,4%, e alla decelerazione di quelli degli Energetici non regolamentati.

In questo contesto, i consumatori italiani potrebbero essere preoccupati per la loro capacità di acquistare beni di prima necessità a causa dell’aumento dei prezzi. L’accelerazione dei prezzi dei beni alimentari e della cura della casa e della persona, che sono i prodotti essenziali per la vita quotidiana, potrebbe avere un impatto significativo sul bilancio delle famiglie italiane.

Inoltre, l’aumento dei prezzi dei beni alimentari potrebbe essere correlato all’aumento dei prezzi delle materie prime. I cambiamenti climatici e le calamità naturali potrebbero influenzare la produzione di cibo e causare un aumento dei prezzi. Allo stesso tempo, l’aumento dei prezzi del petrolio e delle altre materie prime potrebbe influenzare i prezzi dei prodotti di pulizia e di igiene personale.

È importante notare che l’inflazione non è sempre negativa per l’economia. In alcuni casi, può essere il risultato di una forte domanda interna e di un’economia in crescita. Tuttavia, se l’inflazione è causata da una diminuzione dell’offerta di beni e servizi, può portare a un aumento dei prezzi e una diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori.

Per far fronte all’aumento dei prezzi, i consumatori italiani potrebbero essere costretti a ridurre le spese per altri prodotti o servizi non essenziali. Inoltre, l’aumento dei prezzi è stato influenzato anche dall’andamento del mercato globale delle materie prime, dal costo dei trasporti e dalla domanda dei consumatori.

Tutti questi fattori sono stati particolarmente evidenti nel comparto alimentare, dove si sono registrati i maggiori incrementi di prezzo. Secondo i dati dell’Istat, infatti, i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, noti come il “carrello della spesa”, hanno subito un’accelerazione in termini tendenziali da +12,0% a +12,7% nel mese di febbraio 2023. Questa situazione rappresenta una grande sfida per molte famiglie italiane, che devono fare i conti con costi sempre più elevati per le necessità quotidiane.

D’altra parte, i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto sono rimasti pressoché stabili, con una variazione tendenziale dal +8,9% al +9,0%. Questi dati mostrano che l’inflazione riguarda principalmente i beni di consumo di base, mentre i prodotti di lusso o ad alto prezzo sono meno soggetti a variazioni di prezzo.

Tuttavia, l’Istat segnala una buona notizia riguardo all’andamento dell’inflazione, che sembra aver subito una flessione nel mese di febbraio 2023. Infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, è aumentato solo dello 0,2% su base mensile, rispetto a un aumento del 1,3% del mese precedente. Inoltre, l’inflazione annua è del 9,1%, rispetto al 10,0% del mese precedente.

Questo rallentamento dell’inflazione è stato determinato dall’attenuazione delle tensioni sui prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata. Tuttavia, non si può parlare ancora di una situazione di stabilità dei prezzi, poiché le spinte al rialzo dei prezzi nel comparto dei beni alimentari, lavorati e non, dei tabacchi e dei servizi, sono ancora molto forti.

L’Istat ha anche fornito una stima dell’inflazione acquisita per il 2023, che è pari al +5,4% per l’indice generale e al +3,7% per la componente di fondo. Questo significa che, anche se l’inflazione dovesse rimanere stabile per il resto dell’anno, i prezzi continueranno a salire a un ritmo significativo rispetto agli anni precedenti.

In conclusione, l’aumento dei tassi d’interesse della BCE avrà un impatto significativo sulle famiglie italiane e sulle piccole e medie imprese. L’aumento delle rate dei mutui e dei costi del debito potrebbe rendere ancora più difficile la ripresa economica dell’Italia, già fortemente colpita dalla pandemia di Covid-19. Tuttavia, il governo italiano ha ancora la possibilità di adottare politiche di sostegno all’economia e alle famiglie in difficoltà, e di negoziare con la BCE per ottenere finanziamenti a tassi d’interesse agevolati. Solo in questo modo si potrà mitigare l’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sulla economia italiana e garantire un futuro migliore per le famiglie e le imprese del nostro paese.